Antonio Floccari

Cesare Valenti

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Cesare Valenti nasce a Bivongi (RC), il 26 marzo 1917. È il quinto figlio di Giuseppe e Colonna Costanza. La casa natale è ubicata nel rione Migliolo in Via Cesare Battisti, precisamente sul lato sinistro della fontana di Grappino. Bambino molto precoce, Cesare Valenti si crea un lessico personale. A questo proposito c’è da rilevare un episodio che conferma la precocità del suo sviluppo intellettivo (ricordato in Anacronismi, p. 54): la maestra chiede al piccolo Cesare del lavoro di suo padre, così risponde: «Monili e custurili». Evidentemente, con creatività linguistica, vuole dire che è sarto e che lavora con le mani e con la macchina. Ancora, tornando dalla scuola, sua madre, accogliendolo: «Vieni generale mio, dai un bacio alla tua mamma. Tu diventerai un santo!». Egli, timoroso, risponde: «No, mamma, no! Santo non voglio, perché se no mi portano in giro per il paese!». S’iscrive all’Università di Messina, trasferendosi a Reggio Calabria per impartire lezioni private a numerosi allievi. Presso l’Ateneo siciliano frequenta le lezioni dei professori La Via e Flores d’Arcais. Con quest’ultimo stila la Tesi di Laurea in Filosofia, Pedagogia e Psicologia. Inoltre, La Via lo vuole come assistente. Costretto dalle esigenze economiche e dalla malattia della madre, Valenti intensifica le lezioni private, allontanandosi dall’Università e dallo stesso professore La Via. Intanto, ottiene un incarico di insegnamento a Cittanova, in quel Liceo Classico. Viaggia quotidianamente e, perciò, non può studiare: Valenti giudica questo tempo perduto. Riesce a conseguire un’ulteriore maturità, quella scientifica, con l’intento di iscriversi alla Facoltà di Matematica: la sua passione per gli studi matematici non si arresterà mai, continuando a studiare testi di logica matematica per diletto. . Valenti, essendo in servizio a Toppo (Gorizia), porta con sé la famiglia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Valenti e la famiglia si trasferiscono a Milano. È un tempo difficile per gli eventi tragici che sopraggiungono. Valenti non collabora con i repubblichini, e, soffrendo di una iniziale patologia coronarica, ottiene l’esenzione dal servizio presso la neocostituita Repubblica di Salò. Per l’identico motivo non partecipa alla lotta partigiana. Intanto, per migliorare le condizioni economiche della famiglia, commercia in abbigliamento facendo la spola tra Milano e Venezia con un camion. Il rischio di essere deportato in Germania è alto, per cui è costretto a cambiare spesso residenza e a dedicarsi all’insegnamento privato. Quando la guerra finisce si trova a Milano dove assiste, da testimone, a quanto avviene a Piazzale Loreto contro il Duce e i gerarchi fascisti. La scena cruenta gli suggerisce, molti anni più tardi, la stesura in forma poetica dell’evento tragico. Dal 1980 cura la pubblicazione della rivista «Pensiero e società». Intanto, negli ultimi anni di vita, Cesare Valenti si ammala per problemi di deambulazione sempre più gravi; cerca di sconfiggere la malattia, ma non vi riesce. Si trasferisce a Milano, città in cui vive il figlio Giuseppe con la famiglia; una nipotina allieta le sue giornate. Fino alla conclusione della sua esistenza, gli piace rammentare il dialetto della sua Bivongi e i personaggi che aveva conosciuto, lontani nel tempo. Muore a Milano il 15 giugno 1999. Riposa nel Cimitero di Prima Porta a Roma nella cappella di famiglia

Autore

Antonio Floccari

Pagine

140

Anno

2015

Bic

BGL

ISBN 9788875742836